Pensare il Diritto

a cura dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani

martedì

30

Giugno 2015

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Love wins

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Possiamo continuare a dire di no al matrimonio gay? Certamente: possiamo e dobbiamo. Comunque però si formuli questo no, esso è destinato ad essere interpretato in modo sprezzante: nel caso migliore come un ottuso misoneismo, cioè come una riprovevole e ingiustificata paura per i cambiamenti legali resi necessari dal progresso sociale; nel caso peggiore come una crudele e arrogante negazione del “primato dell’amore”. Che questo primato abbia oggi come icona quella di una coppia gay e non più quella di una coppia uomo/donna, circondata dai figli, non può essere paranoicamente addebitato alle subdole manovre delle lobby gay: se tali manovre, che indubbiamente esistono, hanno avuto un simile successo è perché per troppo tempo (verrebbe da dire: per troppi secoli) ci siamo abituati a rinchiudere il matrimonio in uno stanco paradigma borghese e a caratterizzare l’amore (autentico!) nelle forme a volte ingenue, ma più spesso – perché non dirlo? – ripugnanti dell’amore romantico: ci siamo cioè abituati a collocare l’amore non dentro, ma fuori dal matrimonio.

Love wins